Suore Maestre di S. Dorotea, Figlie dei Sacri Cuori (di Vicenza)
CONGREGAZIONE RELIGIOSA
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San Giovanni Antonio Farina
Uomo intelligente, lungimirante, che sa prendere decisioni e portarle a compimento; intuitivo, pratico, generoso, realista, ha un forte senso dell’autodisciplina; sa perdonare, è affettuoso, paterno, tenero, comprensivo, rispettoso, altruista, sensibile, equilibrato, ha idee vulcaniche che lo portano ad essere molto creativo, dona con cuore largo, è esigente, sa amare con la carità stessa di Gesù.
Breve biografia
Giovanni Antonio Farina nasce a Gambellara (Vicenza) l’11 gennaio 1803 da Pietro e Francesca Bellame. Giovanni Antonio riceve la prima formazione spirituale e culturale dallo zio sacerdote don Antonio Farina.
Il 14 gennaio 1827 viene ordinato sacerdote. Nei primi anni di ministero ha vari incarichi: la docenza in seminario per 18 anni, la cappellania di San Pietro in Vicenza e la direzione della scuola pubblica liceale ed elementare.
Nel 1831 da’ inizio in Vicenza alla scuola popolare femminile e nel 1836 fonda l'Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori per l’educazione delle fanciulle povere e per l’assistenza ai malati e agli anziani.
All’opera egli dedica le sue migliori energie nella formazione delle suore e nell’assistenza apostolica e finanziaria.
Il 25 maggio 1850, a 47 anni, don Giovanni Antonio fu nominato vescovo di Treviso. Qui sono presenti le suore dell'istituto da lui fondato che iniziano a prestare assistenza agli ammalati dell'ospedale San Leonardo.
Rimane in quella diocesi dieci anni, fino al 1860. Poi viene trasferito alla sede vescovile di Vicenza ove svolge fino alla sua morte una imponente opera pastorale e culturale. Celebra il sinodo diocesano, compie la visita pastorale a tutta la diocesi; cura la formazione culturale e spirituale del clero e dei fedeli, all’insegnamento catechistico dei fanciulli, alla riforma degli studi e della disciplina nel seminario, all’istituzione di numerose confraternite con scopi spirituali e assistenziali; incrementa una profonda devozione al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Maria.
Nel 1870 partecipa al Concilio Vaticano I dove è stato tra i sostenitori della definizione dell’infallibilità pontificia.
I suoi contemporanei lo hanno definito «l’uomo della carità», il popolo lo chiamava «il vescovo dei poveri». Alla sua morte del 4 marzo 1888, le suore erano 330, con 25 aspiranti e 42 novizie. Operavano in 48 case filiali. Dieci anni dopo viene solennemente traslato alla Chiesa del suo Istituto, dove oggi si trova l’urna delle sue reliquie.
È stato beatificato nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II e proclamato santo da papa Francesco nel 2014; la sua festa liturgica si celebra il 14 gennaio.
Santa Maria Bertilla Boscardin
Anna Francesca Boscardin nasce a Brendola, sui colli Berici il 6 ottobre 1888, da una famiglia di piccoli agricoltori, dalla fede solida e dalle condizioni sociali modeste.
L'8 aprile del 1905, a sedici anni, Anna, attratta dalla chiamata di Dio, entra nell'Istituto delle Suore Maestre di S. Dorotea Figlie dei Sacri Cuori di Vicenza, nonostante le perplessità iniziali del parroco, che non la ritiene idonea per la vita religiosa; il 15 ottobre, dello stesso anno, entra in noviziato e assume il nome di Maria Bertilla.
Dopo il primo anno, fa l’esperienza all'ospedale di Treviso; vi ritorna dopo la professione religiosa celebrata l'8 dicembre 1907. Il primo impegno che le viene assegnato è la cucina, dove cerca di fare del suo meglio, assumendosi gli incarichi più pesanti e gravosi sforzandosi di fare il vuoto dentro per donarsi completamente.
Presto però, in modo inatteso, è destinata al servizio dei malati ai quali si dedica con zelo indefesso. Negli anni della guerra, con i bombardamenti che devastano anche l'ospedale, Bertilla sta lì, continuando a mettere in salvo i suoi malati. Prega e invita ad aver fiducia.
Nemmeno un tumore uterino ferma la sua donazione totale. Purtroppo l’operazione non va a buon fine e il male si ripresenta alcuni anni dopo conducendola alla morte la sera del 20 ottobre del 1922, a soli 34 anni.
Morente, le sue ultime parole alla Superiora Generale, Madre Azelia, sono: "Dica alle sorelle che lavorino solo per il Signore, che tutto è niente, tutto è niente … solo Gesù … Gesù ".
Quanti l’hanno conosciuta danno testimonianza corale e pubblica della sua straordinaria vita vissuta nell’ordinario e, a partire dalla sua morte, iniziano a pregarla per ottenere aiuto e protezione e ne proclamano la santità.
L’umile Bertilla sale presto agli altari della Chiesa: nel 1952 è proclamata beata e nel 1961, santa. Velocemente si diffonde anche la sua devozione sia in Italia sia in alcune parti del mondo.
La sua festa liturgica ricorre il 20 ottobre e il suo corpo riposa nella cappella, a lei dedicata, in via San Domenico, Vicenza.
Che cosa ha fatto di particolare Bertilla nella sua breve vita?
Ha percorso la “via dei carri”, la via dell’ordinario trasformando tutto in straordinario. Sempre con il sorriso, era madre e sorella per tutti quelli che incontrava. Il suo forte senso di responsabilità e la sua grande disponibilità, a volte le creavano incomprensioni e gelosie ma questo non la scoraggiava.
Bertilla era molto emotiva, impulsiva, focosa e sensibile alle provocazioni: chi lo direbbe mai della santa conosciuta dalla “testa storta” che diceva sempre di si? Lei aveva una forte capacità di auto dominio, una tenace volontà e aveva chiaro dove voleva arrivare: “voglio farmi santa e condurre a Gesù tante anime”. Tutte queste sue qualità le mise in atto e quel “voglio”, che si ripeteva spessissimo, unito al proposito quotidiano di “essere sempre uguale a me stessa”, e alla confidenza totale nel suo Gesù, la portarono ad essere la santa che oggi conosciamo.
Bertilla nella sua vita ha incarnato un impegno che si era presa alla fine degli esercizi spirituali del 1914 in cui diceva: “Gesù per modello, Iddio per fine, Maria per aiuto, io per sacrificio”. Infatti ogni sua azione, che appunto non le veniva spontanea, era una continua gloria a Dio, gioia per gli altri e sacrificio per lei.
“In Gesù trovo forza” si ripeteva spesso ed era convinta che con Lui poteva tutto. Sì, Bertilla si sentiva amata da Dio e questo amore che riversava sugli altri, le ha permesso di fare della sua vita, vita donata a Dio e al prossimo.
Fraternità Secolare
È il ramo laicale della famiglia religiosa delle Suore Dorotee Figlie dei Sacri Cuori, fondata nel 1836, a Vicenza, da san Giovanni Antonio Farina, chiamato “uomo di carità” (1803-1888). È un dono che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa per l’uomo del nostro tempo. È anche un nuovo virgulto nella terra della famiglia religiosa delle Suore Dorotee di Vicenza germogliato il 23 giugno 1995 a Vicenza.
La Fraternità secolare è costituita da laici, sposati e non, che hanno risposto alla chiamata dello Spirito a seguire Gesù “più da vicino”. I laici della Fraternità Secolare condividono con le Suore il dono del carisma. Guardano a S. Bertilla come a una sorella, che ha vissuto la santità e la carità nell’umiltà della vita quotidiana.
Suore e laici, attratti dai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, condividono l'ideale di San Giovanni A. Farina nella spiritualità e nella missione (cfr Atti capitolari 2017 p.43)
In tal modo Suore e laici vivono:
- la comunione ecclesiale nell’unità della fede e della vocazione battesimale;
- il carisma di carità che scaturisce dai Sacri Cuori e dà vita alla Famiglia di San Giovanni Antonio Farina;
- la passione caritativa nell’evangelizzazione
Movimento Eucaristico
La Congregazione delle Suore Figlie dei Sacri Cuori, realizzando l’anelito del loro Fondatore, di vivere una ininterrotta preghiera di adorazione, ha dato vita il 12 agosto 1897, nella Chiesa della Casa Madre – Vicenza, alla Adorazione Eucaristica Perpetua.
Il 23 luglio 1914 tale iniziativa è stata aperta anche ai laici con accesso alla Chiesa dell’Adorazione costruita appositamente in via S. Domenico 23, Vicenza.
Il 23 luglio 1990 è iniziato il Movimento Eucaristico, quale desiderio delle Figlie dei Sacri Cuori e dei laici per condividere la spiritualità eucaristica.
Che cos'è il movimento Eucaristico
È un’unione spirituale di Laici i quali si impegnano in un’intensa preghiera di lode, supplica e riparazione.
È risposta concreta alla sete del Cuore Eucaristico di Gesù che desidera la salvezza di tutti gli uomini.
È partecipazione all’opera redentrice di Gesù offerto in sacrificio al Padre per noi.
È condivisione di un aspetto della spiritualità delle Suore Dorotee Figlie dei Sacri Cuori; precisamente quello eucaristico che contempla il Cuore di Cristo trafitto sulla croce e vivo nell’Eucaristia.
È un movimento laicale che si inserisce nell’orizzonte ecclesiale perché nasce nella Chiesa, per la Chiesa e per il mondo e a cui possono aderire tutti quelli che ne condividono le finalità.
Per informazioni sdvi.org